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OMICIDIO ELISA, L’ESPERTA: SEGNALI VIOLENZA ERANO PRESENTI MA NON RICONOSCIUTI. MISSIAGGIA: PROTOCOLLO PER DONNE E FARE RETE E IGNORARE SENSI DI COLPA

“Perché le donne si avvicinano ad uomini violenti e pur non volendo avere un rapporto continuano a frequentarli? Un primo elemento è il senso di colpa nel doverli lasciare soli e umiliati per un rifiuto, il secondo è la non riconoscibilità della violenza a fronte del bisogno di qualcuno che le faccia sentire importanti e dunque riconosciute”. E’ quanto afferma Maria Luisa Missiaggia, avvocato matrimonialista del Foro di Roma, esperta in Diritto di Famiglia e autrice del libro ”Separarsi con amore si può’’, in merito all’omicidio di Elisa Pomarelli, 28 anni, del quale è accusato l’amico, operaio 45enne, Massimo Sebastiani.

“Sicuramente in questa relazione così a senso unico, in cui lui la considerava come la sua fidanzata mentre lei solo un amico, si intravede la mancanza di cultura da parte delle donne di quello che può già definirsi un uomo violento anche se ancora non manifesto – osserva l’esperta – Per questo è necessario dare alle donne dei protocolli per affermare la propria autonomia: se non si vuole stare con una persona allontanarsi da questa e fare rete con i centri tecnici e di ascolto che possono essere di aiuto”.

Ma quali sono le caratteristiche di un soggetto violento? “Si tratta di uomini che non ritengono l’altra persona capace di dire di no quindi non riescono ad accettare il rifiuto. Piuttosto – spiega l’avvocato – la considerano l’oggetto del proprio desiderio e se quest’oggetto non ricambia l’amore che credono di volere, l’amore si trasforma in ossessione e poi in morte. I segnali che quest’uomo, accusato di omicidio, non fosse equilibrato non credo fossero ignari. Dal video della rottura dell’armadio emerge una grandissima rabbia, la casa piena di sporcizia, le monetine l’una sull’altra in modo maniacale dimostrano una persona disturbata, ossessionata dal controllo, che non sapeva prendersi cura di sé. Inoltre, la sottovalutazione da parte della comunità di questi segnali di violenza spesso è un elemento che contribuisce a non evitare l’omicidio”.

Ecco allora il messaggio rivolto alle donne per allontanare situazioni a rischio. “Le donne devono imparare a difendersi, a riconoscere la violenza e a dire di no – sottolinea Missiaggia – Quando non si vuole stare insieme a un uomo e per questo ci si sente in colpa o si prova pena bisogna prendere le distanze dal proprio sentire. Il profilo di questa ragazza, che continuava a farsi accompagnare per poi voler scappare per paura di essere baciata, può insegnare a tutte le ragazze ad allontanarsi e a saper dire di no senza avere paura di creare un problema all’altro. Impariamo a pensare prima a noi stesse e poi all’altro, perché solo imparando a difenderci possiamo aiutarci e aiutare le altre donne che possono ritrovarsi in situazioni simili”.

Femminicidi: in estate la violenza aumenta

Femminicidi: in estate la violenza aumenta.

Secondo i dati forniti da Maria Luisa Missiaggia, avvocato e presidente della onlus #Perteuomo con l’arrivo dell’estate i casi di violenza aumentano.

Anche Studio Cataldi, il quotidiano giuridico, condivide l’artico dell’Avv. Maria Luisa Missiaggia

Clicca sul link per leggere l’articolo completo 

https://www.studiocataldi.it/articoli/35141-femminicidi-in-estate-la-violenza-aumenta.asp

Episodi di violenze su donne aumentano in estate, Onlus: ‘Serve attenzione’.

Episodi di violenze su donne aumentano in estate, Onlus: ‘Serve attenzione’

Aumento del 20% nel periodo

Nella stagione estiva si moltiplicano i casi di femminicidio, maltrattamenti tra le mura domestiche e stalking, con un aumento del 20%. Lo afferma Maria Luisa Missiaggia, presidente della Onlus Studio Donne, la quale segnala “scarsa tempestività di intervento da parte delle autorità in questi periodi”.

http://www.ansa.it/sito/notizie/cronaca/2019/06/27/episodi-di-violenze-su-donne-aumentano-in-estate-onlus-serve-attenzione_26e77b77-45ec-46ab-82ae-78405726f057.html?fbclid=IwAR0LjsRKJCjSpCvExn7Ac8kPgLMbm2xkzYv57PyFTGwc_aPvPxlm1atUSCQ

#Ansa #studiodonneonlus #missiaggia #avvocato #violenza

Non bisogna tentare di convincere l’uomo che quello che sta facendo e’ sbagliato ma e’ necessario rivolgersi ad amici, parenti, centri di accoglienza, rendendo pubblica la situazione di disagio, senza vergogna, per non rimanere isolate. Allontanarsi subito e ove non possibile, non rispondere in modo aggressivo all’aggressione subita: la maggior parte degli omicidi avviene a seguito
dell’esasperazione di una situazione non protetta. E soprattutto non accettare un ultimo appuntamento con la persona che ci ha mancato di rispetto, denigrato, maltrattato: false riappacificazioni tipiche del soggetto violento intenzionato a sottomettere la donna o ad eliminarla fisicamente“.

Avv. Maria Luisa Missiaggia

 

 

 

Qual è il profilo della vittima che cade nella trappola dell’uomo violento?

Qual è il profilo della vittima che cade nella trappola dell’uomo violento?

A cura della psicologa Dottoressa Gabriella Cascinelli.

Sicuramente, sono persone che facilmente si fanno perdere dal senso di colpa. Il senso di colpa è un’arma potentissima, usata da tutti, genitori, figli, amici, datori di lavoro, coniugi, colleghi, ovviamente tutti coloro che vogliono qualcosa.
Ci sono vari tipi di ricattatori.
Abbiamo le cosiddette vittime, coloro che fanno sapere che se non si farà quel che desiderano, si ammaleranno, soffriranno staranno malissimo perché solo noi possiamo aiutarli.
Poi ci sono i punitivi, quelle figure che in modo esplicito diranno quello che vogliono, comprese le conseguenze a cui andrà incontro la vittima se non farà quello che chiedono.
Per ultimo abbiamo i seduttori coloro che faranno credere alla vittima prescelta di poterla riempire di regali solo facendo quello che loro chiedono.

uomo violento

https://studiodonneonlus.com/come-riconoscere-un-uomo-violento/

 

Ognuno di loro ha una capacità di rendere l’altro completamente cieco, di avvolgerlo nella nebbia della paura, del senso del dovere, di colpa, e così la vittima si sente persa, non riesce a controbattere, e se lo fa subito dopo si sente sbagliata, sporca, inutile ed entra in un vortice da cui non riesce più ad uscire.
Con la conseguenza che ogni giorno il ricatto diventa sempre più forte, più pressante e con esse le punizioni.

https://studiodonneonlus.com/attiva-la-prima-chat-anonima-per-uomini-vittime-di-violenza/

La rabbia, quella emozione considerata fondamentale nelle teorie psicologiche.

A cura della psicologa Dottoressa Gabriella Cascinelli

La rabbia…

Che cos’è che rende l’uomo rabbioso, che cos’è che fa perdere il senno della ragione…E’ la rabbia, quella emozione considerata fondamentale nelle teorie psicologiche.

La possiamo trovare sia nei bambini molto piccoli che in specie animali diverse dall’uomo. la rabbia appartiene alla triade dell’ostilità, insieme al disgusto e al disprezzo.

Tutto si crea nel primo anno di vita del bambino…il bambino se non verrà accolto, amato e accudito con amore, si sentirà non visto e tenderà poi ad annullarsi e con il passare degli anni svilupperà la rabbia, perché non si sentirà un  adulto autonomi e indipendente, ma un adulto alla ricerca costante di quelle attenzioni di cui aveva bisogno quando è venuto al mondo.

Sarà un bambino privo di fantasia e creatività, un essere umano castrato non felice, e per cui rabbioso. Un adulto – bambino che per tutta la vita andrà alla ricerca di quelle attenzioni negate nell’età infantile. questi esseri umani quando crederanno o penseranno di perdere l’oggetto del loro desiderio (compagne), arriveranno anche ad uccidere, perché loro senza quella donna torneranno nel buoi della loro non esistenza.

Questo è quello che accade agli uomini che pur di non perdere la loro visibilità…UCCIDONO.

Bergamo. Violenza contro una donna ancora una volta

L’ultima vittima è una giovane donna di 25 anni uccisa dal suo ex marito più grande di lei di 10 anni , di origini tunisine. Rimasta ferita anche la sorella della vittima, coinvolta perché ha cercato di aiutare la propria sorella.
Il dato significativo che emerge ormai chiaramente, è il costante aumento del numero di violenze sulle donne e la ferocia con cui vengono messe in atto.
La giovane Marisa (così si chiamava) aveva più volte denunciato il suo ex marito, chiedendo aiuto, aiuto “ignorato” come ormai spesso accade dinnanzi a questi fatti.
Il carnefice dovrà rispondere sia per l’omicidio della moglie accoltellata con un solo colpo dritto al cuore, che di tentato omicidio per la sorella della donna, ricoverata all’ospedale Papa Giovanni di Bergamo. I medici l’hanno operata e, dopo l’intervento, non hanno sciolto la prognosi: accoltellata più volte all’addome ha riportato gravi lesioni interne.

Qualche mese fa le cronache hanno parlato del cd Codice rosso, un ddl che prevede una corsia preferenziale per le denunce, indagini più rapide sui casi di violenza alle donne e l’obbligo per i pm di ascoltare le vittime entro tre giorni dalla denuncia
Il Ministro Bonafede in quella occasione ha riassunto così la legge: “Quando una donna si rivolge allo Stato e alle forze di Polizia per denunciare una violenza che sta subendo, in quel momento quella circostanza e quella donna devono avere una corsia preferenziale, perché a volte anche un giorno può essere determinante per salvare la vita di quella donna.”.

https://studiodonne.it/2018/11/29/eccellente-lidea-di-una-corsia-preferenziale-per-i-reati-di-violenza-contro-le-donne/

E’ la seconda donna uccisa in provincia di Bergamo nel giro di due settimane, sempre per mano del proprio compagno o marito.
Ed è di qualche ora fa la notizia che arriva da Vercelli e riguarda sempre una donna, in questo episodio il suo ex le ha dato fuoco all’interno della sua auto, dopo averla insultata, picchiata e persino speronata. Le condizioni della donna sono gravissime, riporta ustioni per il 40 % del corpo. I due si erano lasciati da un paio d’anni, ma i litigi erano continuati.

Il ministro dell’Interno Matteo Salvini sollecita l’approvazione da parte del Parlamento del «codice rosso per le denunce delle donne che si sentono minacciate o molestate». Ed è della stessa idea la ministra per la Pubblica amministrazione, l’avv. Giulia Bongiorno, secondo cui «molte violenze nascono dalla discriminazione e troppe donne che denunziano non vengono aiutate».
E’ sull’onda di questa serie di aggressioni in costante aumento che è nato il progetto #PerTeUomo realizzato di Studiodonne Onlus dell’Avv. Maria Luisa Missiaggia. L’obiettivo è quello di riconoscere e curare le forme di dipendenza legate alla violenza per curare gli uomini maltrattanti e difendere le donne da ogni aggressione fisica o psichica. Il comportamento violento è una forma di dipendenza che, con un percorso di recupero ispirato a quello dei 12 passi previsto per la dipendenza dall’alcolismo e della tossicodipendenza, può trovare uno spiraglio di consapevolezza e cura. I gruppi di auto aiuto hanno ormai esperienza di recupero nelle dipendenze e nelle malattie cd dell’anima, gruppi dove la ricostruzione della personalità attraverso i tre pilastri della onestà, buona volontà ed impegno costante possono aprire uno spiragli odi cura e guarigione.
Partecipare alle riunioni e ascoltare il messaggio di ciascuno dei violenti attraverso la letteratura della letteratura come avviene per AA (Alcolisti Anonimi) può rappresentare una opportunità da non perdere.

https://studiodonneonlus.com/attiva-la-prima-chat-anonima-per-uomini-vittime-di-violenza/

La chat anonima creata e attiva su questo sito offre la possibilità alla persona con un problema, donna o uomo che sia, di essere ascoltato e partecipare alla creazione di un gruppo di recupero.
Per avere maggiori informazioni contattaci all’indirizzo email info@studiodonne.it.

https://it.blastingnews.com/cronaca/2017/06/condannati-2-pm-donna-uccisa-dal-marito-fece-12-denunce-ma-non-la-ascoltarono-001771841.html

 

#Violenza…ancora!

#Violenza…ancora!

A cura della psicologa  Dottoressa Gabriella Cascinelli

Ancora oggi dobbiamo leggere sui giornali la morte di una donna per mano del suo ex marito che non accetta di essere lasciato.

Signori è arrivato il momento di dover fare qualcosa di diverso da quello che è stato fatto finora e non parlo solo di giustizia penale, ma di presa di coscienza da parte di tutti noi. Quando parlo di presa di coscienza, parlo di aiuti concreti da dare ai soggetti dipendenti dalle loro compagne, madri, mogli.

Aiuti psicologici in cui si fa comprendere il perché della loro malattia e che cos’è che scatta dentro di loro, qual è la molla che li porta a uccidere pur di non perdere l’oggetto del proprio desiderio.

Perché non accettano di lasciare andare, di poter permettere all’altro di fare scelte diverse dalle loro, che cos’è che li porta a chiudere gli occhi e a perdere totalmente il senso della realtà… Questo cari signori dovremmo fare, non solo punire con la galera (quando avviene!) ma indirizzarli verso un percorso per divenire migliori, per poter cambiare dentro di loro la rabbia che li attanaglia e li rende schiavi della loro stessa follia.

Separarsi con amore si può, arriva la lonely planet dei divorzi

In barba al latino facile dictu difficile factu, ecco una guida concreta per affrontare le separazioni disinnescando i conflitti. Un libro, alla sua seconda edizione (Aracne Editrice, pagine 119, costo euro 13,50; ebook su www.studiodonne.it), che spiega come sia possibile allontanarsi dal partner, in sette passi, senza contrasti e ostilità.

https://www.siciliaedonna.it/notizie-e-attualita/separarsi-con-amore-si-puo-arriva-la-lonely-planet-dei-divorzi/