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Separazioni violente – come riconoscere la violenza. L’avv. Maria Luisa Missiaggia spiega la differenza tra conflitto e violenza nella coppia

Conflitto e abuso in una separazione non parlano la stessa lingua. Un campanello di allarme ancora più evidente nella Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Sono sempre più urgenti metodi di intervento e prevenzione a tutela della donna e dei figli.

 

VIOLENZA SULLE DONNE: COME COMBATTERLA?

A cura dell’Avv. Maria Luisa Missiaggia e dell’Avv. Maria Giulia Fenoaltea.

 

In occasione dell’8 marzo anche quest’anno ci rivolgiamo a tutte le donne che subiscono violenza nell’ambito domestico: occorre parlarne, riconoscere e combattere questa violenza di genere ormai troppo diffusa.

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La violenza domestica è continuativa, e purtroppo emerge nelle relazioni interpersonali e affettive più significative per la donna.

QUANTI TIPI DI VIOLENZA SULLE DONNE CONOSCIAMO?

Sono molteplici i tipi di violenza che la donna troppo spesso si vede costretta a subire, per questo si rende necessario un elenco delle violenze che ci troviamo a trattare nelle cause in Tribunale.

  • La violenza fisica, ossia il tipo di violenza maggiormente riconoscibile e nota a tutti, anche per gli evidenti segni che lascia.
  • La violenza sessuale, ossia qualsiasi forma di attività sessuale imposta contro la volontà della donna.
  • La violenza economica, che contribuisce a rendere la donna dipendente dal soggetto violento, poiché viene privata dei mezzi economici sufficienti a soddisfare i bisogni propri e spesso anche quelli dei propri figli.
  • La violenza “persecutoria”, meglio conosciuta come “stalking”, che viene attuata attraverso varie forme di persecuzione protratte nel tempo, che provocano nella donna vittima uno stato di ansia e tensione costante a tal punto da farle modificare le sue abitudini di vita.
  • Un altro tipo di violenza, meno conosciuta, è la violenza “spirituale”. Questo tipo di violenza comporta la distruzione dei valori e della fede religiosa della donna.
  • Secodno il nostro parare, il tipo di violenza a cui bisognerebbe prestare maggior attenzione, anche da parte degli operatori del diritto, è senza dubbio la violenza psicologica. Difatti, nell’ambito dei maltrattamenti in famiglia la violenza psicologica è la più difficile da far emergere, poiché agisce sulla capacità di autodeterminarsi dell’individuo rendendolo incapace di reagire e di autotutelarsi. Essa consiste in qualsiasi atteggiamento, volto a ledere la libertà e l’identità personale. La violenza psicologica quindi si caratterizza con ricatti, insulti verbali, colpevolizzazione, e svalutazione della persona ecc. Addirittura, nei casi più gravi può condurre la donna alla malattia mentale.

COME CI POSSIAMO DIFENDERE DALLA VIOLENZA?

L’unica arma contro la violenza è riconoscere il problema e denunciarlo.

Ma come si riconosce un uomo violento, esistono dei segnali? si, leggi il nostro articolo sull’argomento https://studiodonne.it/2021/11/22/e-possibile-riconoscere-un-uomo-violento/.

La violenza è un reato, e va denunciata.

https://studiodonne.it/2021/02/02/la-violenza-va-fermata-e-curata/

Oggi è possibile anche richiedere al Pretore di ammonire il soggetto maltrattante prima di procedere con la denuncia; il pretore, infatti, dovrebbe convocare il soggetto violento ed invitarlo ad un colloquio con specialisti psicologi o mediatori familiari, per aiutarlo a comprendere la gravità sociale del suo comportamento.

Tuttavia, qualora questa misura sia inefficace sarà necessaria una vera e propria denuncia del comportamento maltrattante.

La moda e lo sfruttamento

“Un commento a caldo su due dei temi di uno spettacolo che non vedo l’ora di vedere e per il quale ringrazio tutte per l’invito.
La moda e lo stupro:
La cronaca ci ha invaso, tra i tanti ,dei due casi di Genovese e Grillo dove violenza sessuale, cessione di sostanze si incrociano con il mondo patinato della moda dove le donne accedono spesso nell’illusione di trovare l’introvabile. restano invischiate in racconti confusi ricordi sfumati dalle droghe come nello spettacolo dove vediamo le modelle che pensano di non ricordare cosa è accaduto la sera prima. La buona notizia è che oggi si comincia a parlare di danni addirittura quantificabili in milioni dove lo stato deve farsene carico.

SEZIONI UNITE REATO COMPLESSO L’OMICIDIO DELLO STALKER

A cura dell’Avv. Maria Luisa Missiaggia e dell’Avv. Maria Giulia Fenoaltea

Quando lo stalker uccide la vittima, si configura un concorso di reati ovvero trattasi di un reato complesso?

Il reato di atti persecutori, meglio conosciuto come stalking e disciplinato dall’art. 612-bis del nostro codice penale, punisce chiunque con condotte reiterate, minaccia o molesta taluno cagionandogli un perdurante e grave stato di ansia o di paura, causando altresì nello stesso un fondato timore per l’incolumità propria o di un prossimo congiunto o di persona al medesimo legata da relazione affettiva. Tale reato, secondo la legge, si configura altresì quando la vittima viene costretta ad alterare le proprie abitudini di vita.

Ciò posto, per rispondere al quesito suesposto è necessario chiarire cosa si intente per reato complesso e per concorso di reati.

COSA SI INTENDE PER REATO COMPLESSO?

Un reato è complesso quando la legge considera come elementi costitutivi, o come circostanze aggravanti di un solo crimine, fatti che costituirebbero unilateralmente un reato.

A titolo esemplificativo la rapina è un reato complesso perché è composta dagli elementi tipici del delitto di furto e della violenza privata o dalla minaccia.

 

COSA È UN CONCORSO DI REATI?

Il concorso di reati, invece, si configura è quando una persona commette più fatti criminosi, con più condotte oppure con un’unica azione.

In altre parole, l’istituto del concorso di reati presuppone che siano state commesse più condotte criminose.

IL CASO

 

Una donna veniva uccisa da una sua collega, facendola precipitare dalle scale successivamente ad un litigio.

La donna, prima del decesso, aveva subito ripetute condotte persecutorie da parte dell’imputata nel corso del rapporto lavorativo. In particolare l’imputata la offendeva in più occasioni, appellandola con epiteti ingiuriosi alla presenza di più persone, ricercando il contatto fisico violento con la stessa, con finalità vessatoria e minacciosa e lasciandole messaggi offensivi e minacciosi: il luogo di lavoro era divenuto insopportabile per la vittima.

La Corte d’Assise d’Appello di Roma, affermava la responsabilità dell’imputata per i reati di omicidio doloso aggravato e atti persecutori e riconoscendo il vincolo della continuazione tra le due fattispecie, stabiliva l’aumento di pena per il concorso di reati.

Avverso tale sentenza hanno proposto ricorso in Cassazione il Procuratore Generale e la difesa dell’imputata.

 

IL CONTRASTO GIURISPRUDENZIALE

Sul punto, un primo orientamento afferma il principio secondo cui il delitto di atti persecutori non è assorbito da quello di omicidio aggravato ai sensi dell’art. 576 c.p., comma 1, n. 5.1, non sussistendo una relazione di specialità tra tali fattispecie di reato.

Un diverso orientamento, ha invece affermato il principio secondo cui sussiste concorso apparente di norme tra il delitto di atti persecutori e quello di omicidio aggravato ex art. 576 c.p., comma 1, n. 5.1, che deve considerarsi quale reato complesso ai sensi dell’art. 84 c.p., comma 1, assorbendo integralmente il disvalore della fattispecie di cui all’art. 612 bis c.p., ove realizzato al culmine delle condotte persecutorie poste in essere  in precedenza dall’agente ai danni della medesima persona offesa.

 

COSA HA STABILITO LA CASSAZIONE?

 

La corte di cassazione rimette alle Sezioni unite la soluzione del seguente quesito: in caso di concorso tra i fatti-reato di atti persecutori e di omicidio aggravato ai sensi dell’art. 576, comma 1, n. 5.1, c.p., sussiste un concorso di reati, ai sensi dell’art. 81 c.p., o un reato complesso, ai sensi dell’art. 84, comma 1, c.p., che assorba integralmente il disvalore della fattispecie di cui all’art. 612-bis c.p. ove realizzato al culmine delle condotte persecutorie precedentemente poste in essere dall’agente ai danni della medesima persona offesa ?” (Cass. Pen. sez. V, 01/03/2021, n.14916)

 

Siamo quindi in attesa della pronuncia delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione

 

Sul punto: https://studiodonne.it/2020/02/05/i-limiti-del-divieto-di-avvicinamento-per-stalking/

Violenza sulle donne in aumento nell’ultimo anno

Il tema della violenza sulle donne è, purtroppo, sempre un tema centrale e nonostante le forti campagne di sensibilizzazione, nell’ultimo anno abbiamo visto un innalzamento significativo dei casi di femminicidio, violenze e stalking. I dati forniti dal numero verde 1522 (aiuto e sostegno alle vittime di violenza o stalking) evidenziano, infatti, un forte aumento delle richieste di aiuto di vittime di violenza nell’anno 2020 (aumento che passa da circa 4300 richieste ad 8600, un aumento del 100% in più rispetto al 2019!).

Da cosa può essere determinato questo aumento così grave?

L’anno 2020 è stato un anno molto particolare per la vita di tutti; la pandemia da Coronavirus ha, infatti, costretto la maggior parte della popolazione a rimanere chiusa all’interno delle proprie abitazioni e questa, per i casi di violenze, non è mai una buona situazione (Un altro articolo in tema di violenze in estate e perché aumentano: https://www.studiocataldi.it/articoli/35141-femminicidi-in-estate-la-violenza-aumenta.asp ). Spesso il cambio della routine e l’essere costretti a trascorrere più tempo insieme rispetto al normale fa si che sorgano dei dissidi, delle divergenze e dei lati del carattere di ogni persona che precedentemente erano sconosciuti. Nei casi più gravi portano alla violenza ed ai maltrattamenti. È bene sottolineare che nello scorso anno le donne sono andate anche incontro alla enorme difficoltà che si aveva nel denunciare questi casi (che già normalmente richiedono una grande forza di volontà per essere portati all’attenzione della polizia) aggravata dal fatto che la forzata convivenza, nella maggior parte delle situazioni, non permetteva di trovare dei momenti di “sicurezza” e solitudine in cui chiamare e denunciare l’accaduto.

La disciplina legislativa in materia di violenza di genere

Nel 2013, a seguito di un anno molto difficile in tema di femminicidi e violenza sulle donne, è stato emanato un provvedimento legislativo del Parlamento (Legge n. 119/2013) ribattezzato “Legge sul femminicidio”.

L’inserimento di questa legge ha portato alla modifica di alcuni articoli del Codice Penale ed all’inserimento di apposite aggravanti. È stata modificata innanzitutto la disciplina dello stalking (sono molto numerosi i casi di stalking che le donne subiscono da parte degli uomini) aggiungendo l’aggravante nel caso in cui la vittima fosse una donna in stato di gravidanza oppure nel caso in cui il colpevole fosse il coniuge, anche separato o divorziato, o una persona a cui la vittima è stata legata da relazione affettiva (articolo 612bis c.p.).

La nuova disciplina dello stalking è anche stata estesa ai casi di violenza sessuale che, quindi, se commessa verso il coniuge o ex coniuge o nei confronti di una donna in stato di gravidanza vedrà, per il colpevole, un aumento della pena.

La legge sul femminicidio ha, inoltre, introdotto una nuova misura precautelare con l’articolo 384bis c.p.p. che permette alla polizia giudiziaria, a seguito dell’autorizzazione del pubblico ministero, di allontanare d’urgenza dalla casa familiare colui che si macchia dei reati di abuso dei mezzi di correzione, violazione degli obblighi di assistenza familiare, stalking, violenze, pedopornografia, prostituzione e minaccia grave. Fondamentale è, dunque, l’immediatezza tramite cui la polizia giudiziaria può procedere, proprio dettata dalle situazioni di estrema necessità e dal pericolo di reiterazione dei comportamenti su specificati. È addirittura previsto il giudizio direttissimo per chi è stato d’urgenza allontanato dalla casa familiare, in modo tale da convalidare l’arresto entro quarantotto ore successive a meno che ciò non possa compromettere le indagini.

Legge codice Rosso del 2019

Nel 2019 sono state adottate nuove misure per prevenire e contrastare ulteriormente la violenza di genere, la cosiddetta “Legge Codice Rosso”. Tramite questa legge si è inserito l’obbligo per la polizia giudiziaria di comunicare immediatamente al pubblico ministero qualsiasi notizia di reato ricevuta nei casi di maltrattamenti, violenza sessuale, lesioni o atti persecutori che vengano commessi in un contesto familiare o di convivenza, senza alcun tipo di valutazione discrezionale sul grado di urgenza della segnalazione. A seguito della segnalazione da parte della polizia il pubblico ministero avrà l’obbligo di ascoltare la vittima del reato entro un termine massimo di tre giorni così da rendere le eventuali misure cautelari da mettere in atto il più tempestive ed efficaci possibile.

A cura dell’Avv. Maria Luisa Missiaggia, con la collaborazione di Ludovico Raffaelli

Il papa ci ricorda che la violenza domestica e’ una degenerazione dell’amore …

curare l’offender con un percorso spirituale di recupero come quello dei 12 passi www.studiodonneonlus.com e’ ormai una obbligata strada di aiuto alle vittime…

la chat anonima e’ lo strumento unico con cui si può accedere al percorso navigando nel sito studiodonneonlus.com …

la celerità dei processi e la cura della persona violenta possono essere la nuova strategia per ridurre questa carneficina femminile che in pochi mesi ha raggiunto dati sconvolgenti…

#Recensioni

Sono Maria Luisa Missiaggia presidente della Onlus Studiodonne e sono grata a chi sta impegnandosi per ricostruire la sua personalità attraverso i 12 passi violentianonimi. Frequenta il gruppo ed ha lasciato la sua recensione in Anonimato secondo il programma.

Eccola qui

“Desidero contribuire  con la mia testimonianza al sostegno ed allo sviluppo di questa onlus per due principali ragioni .
La prima consiste nell’efficacia del metodo.
La seconda risiede nella professionalità  e nel  rigore intellettuale mitigato da tanta empatia  del team che applica tale metodo.
Nella vita di coppia spesso le incomprensioni i litigi  e le rotture del rapporto nascono non tanto dalla mancanza di volontà di superare e rimediare a tale degenerazione ma dalla mancanza di consapevolezza dei propri disagi personali che portiamo in dote nella vita di coppia.  Questo penso personalmente capiti maggiormente agli uomini.
Io con il loro aiuto sono riuscito a comprendere l’origine di un  disagio che molti di noi   possono avere e  che può anche accompagnarci per tutta la vita ma la consapevolezza di ciò sperimentata giornalmente con il sostegno del metodo dei 12 passi può  garantire il miglioramento della propria qualità di vita.
Il mio è  diventato un incontro periodico dove la pratica di un dialogo basato sull’analisi del vissuto ha sciolto diversi nodi e di questo ho enormemente beneficiato .
Mi sento in dovere, per riconoscenza e  senso di altruismo, di consigliare questo percorso” .

Anonimo ….

Il fenomeno “catcalling”, tra vuoti normativi ed attivismo

Ad oggi si parla molto del  fenomeno “catcalling” che in Italia è stato posto all’attenzione del pubblico principalmente da personaggi “social”. Tra le prime Aurora Ramazzotti, che hanno denunciato i fatti sui Social Network, fino a diventare una battaglia per l’emancipazione femminile.

Ma cos’è il catcalling? Il termine catcalling deriva dalla lingua inglese e letteralmente significa “gatto” (cat) e “chiamare” (calling), rappresentando il gesto di rivolgere apprezzamenti molesti, anche volgari, alle donne sconosciute per strada, con il fine di attirare la loro attenzione.

Questo genere di gesti rientrano nell’alveo della discriminazione di sesso, violando il principio di parità tra uomo e donna.

Cosa dice la Legge italiana sul catcalling?

In Italia il catcalling non è ancora considerato un reato. Tuttavia negli ultimi tempi si sono accesi numerosi dibattiti sul tema al fine di far rientrare il catcalling nella previsione normativa della “molestia” punita dal codice penale all’art 660.

L’art. 660 c.p. prevede Chiunque, in un luogo pubblico o aperto al pubblico, ovvero col mezzo del telefono, per petulanza o per altro biasimevole motivo, reca a taluno molestia o disturbo […]”

Per il compimento di molestie è previsto l’arresto fino a 6 mesi o l’ammenda fino ad euro 516,00.

Questo reato si configura quando il comportamento dell’autore risulta essere caratterizzato da insistenza eccessiva, invadenza e intromissione continua e pressante nell’altrui sfera di libertà e quiete.

Tuttavia, il reato di molestia tutela il bene giuridico della quiete pubblica, invece il catcalling prevede la tutela della dignità della persona oggetto di apprezzamenti molesti e sgradevoli.

Parte dell’opinione pubblica ha inteso, pertanto, inquadrare il fenomeno nella fattispecie di reato “stalking”, che mira a tutelare la libertà personale della persona offesa, ma in tale reato deve configurarsi una condotta reiterata nel tempo e pertanto non sarebbe sanzionato il singolo episodio, seppur grave.

Nonostante tali questioni giuridiche, la Corte di Cassazione, sezione penale, con sentenza 55713 del 19 ottobre 2017, ha sanzionato, sulla base dell’art 660 del codice penale, la condotta insistente di chi corteggia, in maniera non gradita una donna, anche seguendola per strada, essendo tale condotta rivelatrice di molestia.

Come è sanzionato il catcalling nel mondo?

In Europa, tra le prime ad aver riconosciuto il reato di catcalling è la Francia che nel 2018, su proposta della ministra per le Pari Opportunità Marlène Schiappa, ha approvato una legge contro le molestie stradali per limitare, contrastare e prevenire comportamenti sessisti e sessuali che ledono la dignità della donna, responsabili di situazioni intimidatorie, ostili ed offensive.

In questi di 2 anni, sono stati sanzionati 700 episodi di molestie e violenze da strada, con multe da 90,00 a 1.500,00 euro.

Nel 2019, nelle Filippine, è stato emanato il Safe Spaces Act che punisce atti misogini, insulti sessisti, fischi, pappagallismo, sguardi invadenti, imprecazioni e racconti di barzellette a sfondo sessuale persistenti in pubblico o online, prevedendo la multa o la reclusione in base alla gravità del reato.

Negli Stati Uniti, le leggi relative alle molestie di strada sono soggette alla regolamentazione da parte dei singoli stati; nello Stato dell’ Illinois, per esempio, è stata introdotta la Legge che riguarda tali molestie

In Italia, per ora (e speriamo solo per ora!), l’attivismo delle donne cerca di “mettere una toppa” all’assenza di legislazione, infatti, nel 2018 a Milano è stata creata la prima pagina su Instagram di “Catcall of Mi”, versione italiana del movimento “Catcalls of Nyc”.

A Torino, 4 ragazze, dopo una serata in cui hanno ricevuto offese sessualmente esplicite da un gruppo di ragazzi, hanno fondato il progetto #BreakTheSilence, con cui raccolgono testimonianze di ragazze che si sono trovate nella medesima situazione.

Anche noi di studiodonne Onlus facciamo la nostra parte attivandoci per prevenire ed aiutare le violenze di genere anche attraverso la nostra chat anonima sul sito https://studiodonneonlus.com/chat-anonima/ su cui potete scrivere in anonimato per raccontare se siete vittime di violenza o se siete autori di violenze e avete deciso di smettere. Con il percorso di violenti anonimi dei 12 passi puoi farcela. Il percorso funziona e dà una speranza per la ricostruzione delle personalità a rischio.

 

aiutare

8 marzo, festa dedicata alla donna… l’attenzione ad una possibile soluzione per prevenire la violenza o curarla.

 

 

L’Avv. Maria Luisa Missiaggia racconta come è nata “studiodonne onlus”, nella giornata  dell’ 8 marzo, dedicata alla festa della donna.

 

“La violenza è una malattia che può essere fermata e curata”.

 

” Nel 2019 creavo sul  mio sito studiodonneonlus.com una chat anonima in cui gli uomini, autori di violenza di genere, potessero scrivere, chiedere aiuto ed  iniziare così un percorso di cura.

 

Come Presidente di Studiodonne onlus, ho avviato un’iniziativa  a difesa delle donne massacrate  dove anche gli autori di violenza vengono aiutati

Studiodonne Onlus si dedica a un progetto dove l’uomo violento recupera la sua struttura psicologica.

“La violenza non è una scelta, ma una malattia e come tale può essere curata. L’uomo violento non è consapevole di essere violento, deve essere accolto per uscire dalla solitudine e dal comportamento patologico relazionale che pone in essere. Il primo passo per sconfiggere il fenomeno è prendere atto di avere un problema e cercare percorsi di ricostruzione della personalità”.

Sul sito studiodonneonlus.com gli uomini autori di violenze contro le proprie compagne possono dunque accedere alla chat anonima per raccontare la propria storia ed essere indirizzati al gruppo di recupero.

Il percorso proposto è basato sul metodo dei 12 passi, che rientra nel progetto #perteuomo, lanciato dall’Associazione e prevede incontri costanti in cui si porta avanti un lavoro comune nella logica del mutuo aiuto.

“Attualmente vengono da noi donne  ed uomini per affrontare il tema della violenza subita o azionata”.

Sono arrivate parecchie richieste di aiuto e informazioni da parte di uomini che hanno mostrato segnali di apertura nei confronti di una possibile risoluzione del problema, conseguenza anche di questo periodo di grandi chiusure.

 

Il procedimento proposto è molto semplice, continua l’Avvocato Maria Luisa Missiaggia,” si fissa un appuntamento per entrare a far parte dei gruppi di aiuto in cui il violento, attraverso lo specchio di chi ha la sua stessa problematica, riesce a prendere consapevolezza e a seguire un percorso comportamentale adeguato.

La parte più difficile resta però l’aggancio fisico perché il sentimento di vergogna è molto forte.

Non basta un solo incontro: per imparare a controllare, gestire e superare queste malattie il programma deve accompagnare nel corso della vita”.

Molto spesso, infatti, a seguito di  una denuncia e , in alcuni casi, anche di un periodo di detenzione, la pena inflitta all’autore di violenze non è sufficiente per non ripetere l’errore.

“La pena non basta!”

Occorre anche un percorso di recupero, poiché si tratta di vere e proprie malattie.

In altri Paesi già esistono percorsi obbligatori previsti dalla legge ed è il giudice che destina direttamente al gruppo di recupero il soggetto che ha compiuto i reati.

Se non strutturiamo anche all’interno del carcere, o al di fuori a livello preventivo, un percorso specifico di cura, incorreremo sempre nel rischio di una recidiva”.

studiodonne Onlus” è nata per dare sostegno a coloro che hanno compiuto o subito violenza all’interno della famiglia, un modo semplice per uscire dalla paura  a portata di click.”

 

femminicidio

LA VIOLENZA VA FERMATA E CURATA

LA VIOLENZA VA FERMATA E CURATA

a cura dell’ avv. Maria Luisa Missiaggia

I fatti accaduti nella terrazza di Genovese, dimostrano dove può arrivare la violenza e come una donna può sottovalutare situazioni pericolose.

Il profilo della persona violenta deve essere noto e comunicato alle vittime che troppo spesso sottovalutano i segnali e gli ambienti dove la violenza si può esprimere.

La violenza è trasversale e non appartiene solo al disagio ambientale o alla povertà economica.

Lo confermano i fatti accaduti nella Terrazza sentimentale dell’imprenditore Alberto Genovese, arrestato con l’accusa di aver drogato, stuprato e sequestrato una ragazza, nella terrazza dove il re del web appoggiato da una pletora di yes men, compiva ripetutamente atti di vessazione e maltrattamenti nonché violenze alle donne, protetto da buttafuori che controllavano la porta.

Trattata come pezza, drogata dalla chetamina e poi stuprata più volte, la coraggiosa ragazza che è riuscita a denunciare, dimostra come la stessa fosse ignara che ambienti cosi compromessi dalla droga potessero portare con sé anche violenze inaudite.

Quello che mi ha sconvolto di più, è leggere da Genovese “non credo di aver fatto nulla di grave, di illegale”.

Ebbene, il profilo del violento è privo di empatia e rispetto per il prossimo e per la donna.

E questo le donne lo devono sapere!

La violenza sulle donne è purtroppo e da diversi anni un fenomeno che, nelle statistiche e nella realtà dei fatti, si presenta sempre più in modo drammatico e complesso.

La cronaca quotidiana è tristemente nota per il numero esorbitante di episodi in cui, uomini anche molto in vista, economicamente e socialmente inseriti, re del web e della cronaca si rendono esecutori di sevizie, maltrattamenti, veri e propri soprusi a danni di giovani donne, mogli o compagne.

Lo stesso Presidente Mattarella, parlando del fenomeno, lo ha definito come vera e propria “emergenza pubblica” che, come tale, esige azioni decise e rigorose in grado, se non di fermare, almeno di arginare la sequenza impressionante dei reati di questa natura.

COSA DICE LA LEGGE?

Dal punto di vista normativo la Legge di riferimento che detta norme in materia di violenza domestica e di genere è la n.69 del 19 Luglio 2019. Un provvedimento tanto atteso quanto necessario, dopo l’escalation dei casi di femminicidio dello scorso anno consumati tra le mura domestiche, che prevede di velocizzare i tempi giudiziari, di inasprire le pene e, con l’art.17, il cosiddetto Codice Rosso, disciplinare tra le varie cose anche il trattamento psicologico ai condannati per reati sessuali e persecutori contro i familiari o conviventi”.

 

I 12 PASSI CON STUDIODONNE ONLUS PER LA CURA DELLA VIOLENZA.

Può esserci una strada che è quella della cura per il violento.

Il programma dei 12 passi abbracciato da Studiodonne Onlus è una possibile soluzione ed offre un programma spirituale anche per la famiglia del violento, moglie, compagna e figli ed anche genitori dello stesso quando ci sono.

Protezione delle vittime da un lato, cura dei “carnefici” dall’altro.

Con Studiodonne Onlus ci occupiamo delle questioni di violenza di genere a trecentosessanta gradi, indirizzando i nostri sforzi nella tutela dei diritti delle vittime, promuovendo e sensibilizzando l’attenzione pubblica su queste delicate questioni: la prima forma di prevenzione è infatti la consapevolezza di determinate dinamiche, di comprendere che ci possono essere forme di amore deviante, di attaccamento morboso e di stalking psicologico, capaci di trasformarsi in odio e addirittura in tragedia.

Oltre l’invito a fare rete, a denunciare i propri persecutori ed essere tutelate dalla legge, un aspetto essenziale riguarda la figura del “carnefice” che, nonostante tutto, ha la possibilità di curarsi secondo il Codice Rosso attraverso programmi specifici e trattamenti integrati di tipo psicologico, sociale, pedagogico, psichiatrico e di criminologia clinica.

 

Perché la lotta contro la violenza possa essere vinta serve anche avere un sistema che preveda la “cura” del reo.

Tra i tanti dati che annualmente testano il polso dei crimini di violenza sulle donne uno è significativo: almeno il 40% torna nuovamente a abusare e a rendersi colpevole di violenza se non viene curato.

 

Attraverso il metodo dei dodici passi, applicato in casi di dipendenza come la ludopatia, l’alcol e le droghe  riusciamo a ri-educare anche gli uomini violenti, così come già accade in diversi Paesi del mondo.

Si tratta di un percorso che punta alla ricostruzione della persona e sul controllo costruttivo delle sue emozioni, con la consapevolezza che la struttura umana è rappresentata simbolicamente in tre dimensioni: fisica, mentale e spirituale.

 

Un intero staff di alto livello ed un approccio multidisciplinare: queste le “armi” a disposizione della nostra Onlus con sede a Roma, in Via Vittorio Veneto 169 che sta lavorando perché la lotta contro la violenza di genere e sulle donne in particolare modo possa trovare finalmente e definitivamente una battuta d’arresto.