Libere dalla violenza! Possiamo riconoscere i segnali dell’abuso?ecco come si fa
Il fenomeno della violenza nei confronti delle donne suscita ormai da anni grave allarme ed insicurezza collettiva, con fatti di cronaca sempre più frequenti e spesso con esiti nefasti.
Si tratta di un problema tanto diffuso quanto grave cui le istituzioni dedicano una crescente attenzione sia a livello Nazionale che Internazionale.
Lo scorso 17 luglio 2019, il Senato ha dato il suo ok alla legge sul c.d. Codice Rosso.
La legge dispone le misure per tutelare le vittime di violenza domestica e di genere innovando e modificando la disciplina penale, sia sostanziale che processuale, inasprendo le sanzione.
La legge n. 69/19 da tutti conosciuta come “Codice rosso” è entrata in vigore lo scorso 9 agosto.
Ma che cos’è la violenza domestica?
La violenza domestica è il comportamento abusante di uno o entrambi i compagni in una relazione intima di coppia, quali il matrimonio e la coabitazione. La Organizzazione Mondiale della Sanità considera quattro forme di violenza tra partner: atti di violenza fisica, violenza sessuale, violenza psicologica e comportamenti controllanti.
Le statistiche degli ultimi anni dimostrano come questa forma di violenza viene posta in essere soprattutto dagli uomini, il cd carnefice.
La violenza contro le donne incide in maniera significativa sulla libertà, la dignità, l’autonomia, l’immagine di sé e l’autostima della vittima, in quanto la violenza sul corpo, sulla mente, sull’emotività, sugli affetti di una donna costituisce una forma di potere e controllo che si esprime attraverso atti o minacce di sopruso fisico, psicologico, sessuale. Per mantenerle in una condizione di sottomissione o inferiorità, l’uomo carnefice si finge superiore agli occhi della vittima, pur essendo in realtà una persona insicura e priva di autocontrollo e valori. Il carnefice conduce piano piano la vittima ad uno stato di inferiorità nei rapporti privati e pubblici, come il lavoro la scuola o comunque il mondo che la circonda. Tutti questi sono episodi che si ripetono e che possiamo definire “routine della violenza”.
Quali sono le difficoltà che le donne incontrano prima di svelare la propria situazione di violenza?
- Hanno paura di mettere ancor più a rischio la propria sicurezza e quella dei figli;
- Spesso provano vergogna e hanno timore di subire ulteriori umiliazioni di fronte ad atteggiamenti giudicanti,
- Spesso si ritengono responsabili della violenza subita e pensano di non meritare aiuto;
- Sono dipendenti economicamente dal carnefice.
Quali sono i segnali per riconoscere una violenza domestica?
Come uscire dalla violenza domestica?
Il violento pone in essere alcuni atteggiamenti standard, quasi seguisse un copione:
- controlla i movimenti, i progetti e le attività della vittima generando isolamento sociale. La vittima così prende le distanze dal mondo, diventa più introversa e inizia a non amare più il contatto con gli altri;
- genera paura, distruggendo cose e oggetti ai quali la vittima tiene particolarmente;
- in presenza di altre persone, l’abusante cerca in tutti i modi di umiliare pubblicamente la vittima apparendo agli altri “fantastico”;
- spesso accompagna alle violenze fisiche minacce verbali, parole che hanno un forte senso dispregiativo finalizzate a far sentire la vittima “invisibile” e che portano a ridurre l’autostima;
- teme l’autonomia della vittima, tanto che, dinnanzi a comportamenti che manifestano il desiderio di indipendenza, ricorre a stratagemmi psicologici finalizzati ad annullare le sue volontà;
A seguito delle violenza le conseguenze per le donne sono ( indagini Istat ):
1) perdita di fiducia e autostima;
2) ansia, fobia e attacchi di panico;
3) disperazione e sensazione di impotenza;
4) disturbi del sonno e dell’alimentazione;
5) depressione;
6) difficoltà a concentrarsi e perdita della memoria;
7) dolori ricorrenti del corpo;
8) difficoltà nel gestire i figli;
9) autolesionismo o idee di suicidio.
Mi sento di lanciare un messaggio alle donne in pericolo :“ Donne, dovete imparare a difendervi, a riconoscere la violenza e a dire di no, dovete pensare prima a voi stesse e poi all’altro e nel modo giusto”.